La Riserva Naturale Statale Litorale Romano abbraccia un territorio di 15.900 ettari che si estende sulla costa, dalla marina di Palidoro a Nord fino alla spiaggia di Capocotta a Sud.
Comprende vaste aree quali la Macchiagrande di Galeria, i territori delle bonifiche delle Pagliete, di Maccarese e di Ostia, l’ultimo tratto fluviale del Tevere (foto), la pineta di Castel Fusano. Include, quindi, territori appartenenti al Comune di Fiumicino e al Comune di Roma.
Sono escluse dalla Riserva le aree urbane di Passoscuro, Fregene, Focene, Fiumicino, Ostia e Acilia.
Nel territorio sono presenti aree di rilevante interesse naturalistico: le dune di Palidoro, i tumuleti di Bocca di Leone, la foce dell’Arrone, le vasche di Maccarese, la pineta di Fregene, l’Oasi di Macchiagrande, la pineta di Coccia di Morto, Macchiagrande di Galeria, la valle e la foce del Tevere, la pineta dell’Acqua Rossa, la tenuta di Procoio, la pineta di Castel Fusano, le dune di Capocotta.
Sono presenti, inoltre, siti d’interesse storico-archeologico di altissimo valore: i resti straordinari della città romana di Ostia Antica e dei porti imperiali di Claudio e di Traiano, la Necropoli di Porto all’Isola Sacra, torri costiere, castelli e le tracce di insediamenti umani preistorici.
La gestione è affidata ai due Comuni di Roma e Fiumicino per il territorio di competenza.
In seguito alla stipula delle convenzioni tra Ministero dell’Ambiente e Comune di Roma (febbraio 1997) e Comune di Fiumicino (aprile 1997) e il conseguente stanziamento di fondi, i due Comuni hanno elaborato il piano di gestione ed il relativo regolamento attuativo, che “garantisce una gestione del territorio volta ad armonizzare le esigenze di tutela con quelle di sviluppo socio-economico …” (art. 10 D. M. 29/3/1996). L’iter legislativo non è ancora concluso.
Il Comune di Roma ha affidato alla Società di servizi ECOMED la parte preliminare del piano di gestione, ossia la “descrizione delle caratteristiche fisiche, naturali ed antropiche” del territorio in base al quale il Dipartimento Ambiente del Comune ha poi elaboranto le successive parti del piano di gestione. Il Comune di Fiumicino ha affidato gli studi preliminari e il piano ad un gruppo di esperti.
Il Comune di Roma ha approvato il piano di gestione con D.G.C. n.181 del 11 ottobre 2004. In seguito il Piano è stato presentato al vaglio del Ministero dell’Ambiente e del Territorio.
Riguardo la gestione della Riserva, il Decreto Istitutivo prevede una Commissione di Riserva, nominata per la prima volta a maggio 1998, dall’allora Ministro dell’Ambiente, Edo Ronchi, la Commissione di Riserva, avente il compito di formulare indirizzi e proposte, rendere pareri tecnico-scientifici, vigilare sul funzionamento e la gestione unitaria della Riserva. La Commissione esprime parere obbligatorio e vincolante sul piano di gestione ed il relativo regolamento attuativo e, fino all’entrata in vigore del piano di gestione, durante la fase transitoria, autorizza i nuovi strumenti urbanistici e gli interventi di rilevante trasformazione del territorio. Il prolungarsi della fase transitoria rende difficile il compito della Commissione che è chiamata in causa per innumerevoli richieste di autorizzazioni che talvolta presuppongono scelte complessive che solo il piano di gestione potrà indicare.
La Commissione è composta da un rappresentante del Ministero dell’Ambiente, con funzioni di Presidente della Commissione stessa, un rappresentante del Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali, un rappresentante della Regione Lazio, un rappresentante della Provincia di Roma, un rappresentante delle Università statali degli Studi di Roma, un rappresentante delle Associazioni Ambientaliste.
Ci sembra importante dare risalto alle finalità istitutive della Riserva (Art. 3, D. M. che istituisce la Riserva il 29 marzo 1996):
a) la conservazione delle caratteristiche ecologiche, florovegetazionali, faunistiche ed idrogeomorfologiche;
b) il restauro ambientale di ecosistemi degradati;
c) la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico, archeologico, monumentale e culturale, anche in riferimento al patrimonio storico architettonico di edilizia rurale minore;
d) la tutela dei valori paesistici;
e) la salvaguardia e valorizzazione del patrimonio agricolo dell’area, promuovendo anche forme di ricerca finalizzate alla realizzazione di un sistema produttivo agro-ambientale a basso impatto;
f) la promozione di attività compatibili con la conservazione delle risorse naturali, con particolare riferimento all’agricoltura e al turismo naturalistico;
g) la realizzazione di programmi di studio e ricerca scientifica, con particolare riferimento ai caratteri peculiari del territorio;
h) la realizzazione di programmi di educazione ambientale.
L’idea del “Parco del Litorale Romano” nacque verso la fine degli anni ‘70. Alcune associazioni nazionali (come Italia Nostra e WWF) e locali (come il Centro Polivalente di Casal Palocco) proposero di salvaguardare e valorizzare l’inestimabile patrimonio naturalistico, archeologico e storico del Litorale Romano per contrastare la forte espansione urbanistica in un’area strettamente a ridosso della più grande metropoli italiana. Così nel 1982 si costituì ufficialmente un primo comitato promotore.
Nel 1986 il WWF prende in gestione i 280 ettari di Macchiagrande di Fregene che per molti anni ha rappresentato l’unica area realmente gestita e protetta: è stato uno stimolo per la creazione della riserva.
Nel 1987 il Ministro dell’Ambiente Pavan emana il Decreto (D.M. n. 428 del 28/7/1987) per l’individuazione della riserva naturale sul litorale da Palidoro a Capocotta, prontamente modificato nella più innocua dicitura “individuazione di zone di importanza naturalistica del Litorale romano”.
Il 2/5/1996, data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del Decreto Ministeriale istitutivo (del 29/3/1996), gli ambienti naturali, le aree di interesse storico archeologico e le aree agricole del Comune di Fiumicino e del Comune di Roma, entrano a far parte finalmente della RISERVA NATURALE STATALE “LITORALE ROMANO.
Un ultimo ostacolo viene alzato contro la Riserva da una sentenza del TAR che invalida il Decreto istitutivo dal mese di ottobre ‘98 a maggio 99.
Questa in sintesi la travagliata storia che testimonia la difficoltà di difendere l’ambiente.